Manuel Durao Barroso: luci e ombre

Il 27 Giugno Bertie Ahern, il primo ministro irlandese e presidente del Consiglio europeo, ha annunciato che c’era un sostegno “schiacciante” per la designazione del premier portoghese Josè Manuel Durao Barroso alla presidenza della Commissione. Una soddisfazione più che comprensibile visto che una serie di veti incrociati avevano tolto dai giochi il britannico Chris Patten, attuale commissario per le relazioni esterne, e il premier liberale belga Guy Verhofstadt. Per Barroso c’è stato subito un coro di consensi. Berlusconi ha detto che “è il candidato ideale”, ma anche il laburista Tony Blair, il socialista Zapatero ed il socialdemocratico Gerhard Schröder hanno espresso il loro appoggio. Un altro commento positivo è arrivato dal leader uscente della Commissione, Prodi, il quale apprezza la scelta di Barroso “sia per il valore della persona, sia per la capacità del Portogallo di aver saputo partecipare costruttivamente al processo di integrazione europea”. Sul fronte dei partiti, il Pse si è mostrato tiepido ed ha espresso dubbi sulla “esperienza europeista” di Barroso e sulla sua capacità di “comunicare l’idea di Europa in un’Unione allargata”. Dello stesso avviso il gruppo liberale: La Sinistra Unita ha annunciato che voterà contro la sua nomina.

L’unico gruppo parlamentare che sostiene Barroso è il Ppe: Hans-Gert Poettering, il capogruppo, si è detto entusiasta per la candidatura. La posizione del Ppe era peraltro scontata, visto che Barroso, che è leader del Partito Socialdemocratico (Psd) della coalizione di governo di centro destra, fa parte del gruppo. Barroso si definisce “un moderato, un centrista, un riformatore antistatalista, ma non un fondamentalista neo liberista”. Egli è nato politicamente negli anni ’70, durante la rivoluzione dei garofani, come militante dell’estrema sinistra maoista. Nominato primo ministro (aprile 2002), a capo di una coalizione composta dal Psd e dalla destra nazionale, adotta una politica di austerità per riportare il deficit del paese sotto il limite del 3% fissato dal patto di stabilità. I portoghesi vedono cambiare radicalmente in peggio il loro livello di vita: gli stipendi sono fra i più bassi d’Europa e i prezzi fra i più alti, in piena recessione (crescita pro capite -1%, e -2,2% quella delle imprese – fonte Cia). Nelle elezioni europee il Psd subisce la peggior sconfitta elettorale della sua storia, mentre l’opposizione socialista, con il 44,52% supera la coalizione al governo di oltre 11 punti percentuali. In sostanza, a presiederela Commissione va uno dei pochi esponenti del Ppe ad aver perso seccamente le elezioni.In un’intervista rilasciata all’Herald Tribune (a dicembre e poi subito dopo la candidatura ufficiale) Barroso esprime il suo pensiero circa il rapporto tra Usa ed Unione europea. L’allora primo ministro portoghese afferma va a dicembre che l’Ue doveva essere la controparte (“conterpart”) e non il contrappeso (“counterweight”) degli Usa, aggiungendo anche che un’Europa “forte” era negli interessi primari (“basic”) degli Stati Uniti.

Un concetto decisamente nuovo visto che, da alcuni anni, c’è la sensazione che gli Usa temano una potenza economica e militare oltre l’Atlantico specialmente se, come afferma ancora Barroso, l’Europa dovesse dotarsi anche di un esercito. Va rilevato, riguardo il rapporto tra l’ex premier portoghese e gli Usa, il fatto che Barroso ha partecipato al summit tenutosi nelle isole Azzorre (portoghesi) tra Bush, Blair e Aznar per l’organizzazione della guerra in Iraq. Anche se – in odore di candidatura – Barroso ha definito “ambigua” la sua presenza al vertice delle Azzorre, egli tuttavia ha sempre sostenuto l’entrata in guerra contro l’Iraq. E, quanto alla posizione dei paesi non interventisti, ha affermato che “le contrapposizioni ideologiche sfortunatamente sono state anteposte ai fini strategici”, bollando così il pacifismo come un’ideologia della sinistra. Se alla presidenza statunitense ci fosse stato Clinton – ha affermato Barroso – tutti gli Stati europei avrebbero appoggiato una sua entrata in guerra. Occorre comunque vedere se, in questo caso, ci sarebbe stata una guerra in Iraq. Inoltre, come spiegare con la tesi della ideologia di sinistra la posizione della Francia di Chirac, che certamente non è di sinistra? Nell’intervista Barroso si difende anche dall’insinuazione che l’appoggio ricevuto da Germania e Francia non sia stato affatto disinteressato. Barroso avrebbe infatti promesso alla Germania un supercommissario per l’economia e alla Francia un commissario per il mercato interno e la competizione.

Il futuro leader della Commissione ha rivendicato a sé la facoltà di nominare i commissari in modo secco e categorico. È da notare però che la scelta del commissario agli esteri è stata fatta su pressione dei membri del Consiglio che all’unanimità hanno indicato il socialista Javier Solana. Secondo la Costituzione europea il commissario agli esteri è dotato di larghi poteri ed è anche vicepresidente della Commissione. Si profila quindi una Commissione in cui Barroso – di cui l’Herald Tribune sottolinea il modo di parlare “a raffica” (“cannon-shot style”) – tenderà ad avere un ruolo di rappresentanza, mentre i vari supercommissari avranno il compito di amministrare l’Unione a 25.

Le tappe dell’insediamento di Barroso alla presidenza della Commissione- 20-22 Luglio Il nuovo Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, ratifica la candidatura di Barroso alla presidenza della Commissione.- Fine Luglio Il Consiglio dei ministri degli Esteri europeo, dopo aver vagliato le candidature proposte dal presidente della Commissione, stila la lista dei 24 candidati (uno per ogni paese) alla carica di commissario.- Fine Ottobre Il Parlamento europeo vota la fiducia alla nuova Commissione.- 1° Novembre Insediamento effettivo della nuova Commissione.

Erdogan: qual’è la storia del capo del governo turco?

Recep Tayyip Erdogan è oramai da diversi anni alla guida della Turchia, paese dalle tante contraddizioni e ponte, geograficamente e non solo, tra occidente ed oriente. Ma qual è la sua storia?

Erdogan è nato all’inizio del 1954 ad Istanbul e precisamente il 26 febbraio. La sua famiglia ha origine georgiane e dopo aver trascorso i primi anni di vita nella città di Rize, fa ritorno ad Istanbul a 13 anni. Durante l’adolescenza svolge alcuni lavori saltuari per guadagnare qualcosa, tra cui il venditore ambulante di limonate. Di famiglia e fede musulmana, ha una formazione equipollente a quella universitaria, di natura economica. Nel 1978 convola a nozze con Emine Gulbaran e la coppia ha avuto quattro figli.

Il suo primo approccio con la politica matura verso la metà degli anni ’70 del secolo scorso, quando entra in un movimento studentesco di ispirazione anti-comunista. Sempre in questo periodo porta a teatro una commedia dove si scaglia contro il comunismo e contro il giudaismo, mentre nel 1976 entra a far parte del Partito di Salvezza Nazionale Islamista. La sua carriera politica da questo punto in poi subisce una accelerazione: dopo essere passato al Partito del Benessere, ne scala le gerarchie fino ad arrivare, nel 1991, ad essere eletto in Parlamento. Nel 1994 la sua parabola politica vive un altro momento molto importante: vince infatti le elezioni amministrative e diviene sindaco di Istanbul, la città motore economico della nazione turca.

Molti temono una deriva islamista, ma Erdogan smentisce i più scettici, svolgendo il proprio ruolo di sindaco con l’obiettivo di risolvere problematiche quali il traffico e la poca efficienza del sistema idrico cittadino. Il 1998 è un anno per lui molto complicato: nonostante come sindaco di Istanbul abbia effettivamente messo in cantiere diverse iniziative e progetti per migliorare la quotidianità dei cittadini, viene arrestato dopo aver citato alcuni versi di un poeta vicino al mondo islamico radicale. Le autorità considerando Erdogan responsabile del reato di incitamento all’odio.

Una volta uscito dal carcere Erdogan fonda un proprio partito, il cui acronimo è Akp, che sta a significare Partito per la Giustizia e lo Sviluppo. Di ispirazione islamica si caratterizza per il fatto di avere una linea politica moderata rispetto a partiti simili.

Nel 2002 il partito di Erdogan vince le elezioni politiche e a causa di un sistema elettorale che impedisce di entrare in Parlamento se non si è ottenuto almeno il 10% dei voti a livello nazionale, si ritrova con una maggioranza parlamentare schiacciante.

Erdogan pur avendo vinto le elezioni, non ha modo di diventare primo ministro e soltanto dopo una elezione suppletiva e l’approvazione da parte del Parlamento di un emendamento alla Costituzione può diventare primo ministro: il momento tanto atteso si concretizza il 14 marzo del 2003.

Durante il suo primo mandato come Primo Ministro Erdogan si è reso protagonista di alcune dichiarazioni controverse, come quelle relative al genocidio degli armeni, da lui sempre negato e che lo ha portato in tutti questi anni ad avere violente polemiche con, tra gli altri, Angela Merkel. Durante gli anni da Primo Ministro si è reso inoltre protagonista di violente polemiche con Israele, accusata a più riprese di essere la sola e unica minaccia per la pace in Medio Oriente, oltre che di una volontà ferrea di non aprire nessun tipo di negoziato con la minoranza curda presente nel paese. Inoltre, con il passare degli anni le posizioni su temi dei diritti umani e su quelli sociali si sono fatte sempre meno moderate, portando spesso Erdogan ad essere accusato di voler trasformare la Turchia in una Repubblica Islamica e di voler instaurare una sorta di Sultanato.

Ed effettivamente gli ultimi anni in Turchia sono stati decisamente tumultuosi. Nell’estate del 2013 migliaia di giovani scendono in piazza ad Istanbul per protestare contro la decisione di eliminare un parco per fare spazio ad una moschea. Il motivo di tale protesta, che si svolge in Piazza Taksim, risulta essere il casus belli, perchè quello che i manifestanti rimproverano ad Erdogan è l’autoritarismo e il venir meno di una visione laica della società turca. Erdogan stesso ordina alla polizia di reprimere le manifestazioni e la violenza comincia ad allargarsi a diverse aree della Turchia, suscitando l’indignazione a livello internazionale.

Nonostante ciò Erdogan seda la protesta e nell’estate del 2014 diviene il primo Presidente della Repubblica eletto direttamente dal popolo. Nel 2015 il suo partito vince le elezioni politiche, ma gli scontri nel paese si moltiplicano, con i suoi oppositori che lo accusano di voler governare come un satrapo e voler indirizzare la Turchia verso una trasformazione in Repubblica Islamica.

Nel 2015, a cento anni dal genocidio armeno, Erdogan attacca il Papa pere le sue dichiarazioni in merito e palesa disinteresse anche per la posizione assunta dall’UE. Il suo ingresso nel conflitto siriano con la volontà di abbattere il regime di Assad, gli attentati in serie che si sono verificati in Turchia negli ultimi due anni e il fallito golpe dei militari dell’estate scorsa sono gli ultimi eventi che lo hanno visto protagonista. In seguito al fallito golpe, Erdogan ha fatto arrestare migliaia di persone e la Turchia è oggi osservata speciale per quanti temono una deriva autoritaria.

Melania Trump: chi è la nuova first lady americana?

Negli ultimi giorni non si è fatto altro che parlare dell’elezione di Donald Trump, un grande magnate americano, come Presidente degli stati Uniti d’America. Trump, non certo famoso per la sua sobrietà e per il suo amore per il politically correct, siederà presto nello Studio Ovale della Casa Bianca di Washington, e come tutti i presidenti che si rispettino deve essere accompagnato da una bella ed aitante First Lady.

Questa fortuna è toccata alla sua terza moglie, Melania, una ex showgirl davvero mozzafiato, destinata a diventare un’icona e un punto di riferimento per l’America. Ma chi è davvero Melania Trump?

melania trumpMelania Knavs ha 46 anni ed è nata in Slovenia, un paese dei Balcani che confina con l’Italia. La stessa First Lady ha definito la sua terra natale come un paese bellissimo e pieno di fascino, che le ha dato i natali quando ancora era sotto la dittatura sovietica del generale Tito. Il suo cognome è stato poi germanizzato in Knauss, ma ormai Melania è naturalizzata americana e possiede la cittadinanza statunitense da 10 anni.

Già durante la sua infanzia in Slovenia, la piccola Melania mostrava un carattere autoritario e sbarazzino, molto sicuro di sé: così la vediamo ritratta in una foto degli anni Settanta, nella quale Melania sfila insieme ad altre bambine per mostrare i capi tessili prodotti dalla fabbrica dove sua mamma era impiegata.

Melania Knauss insegue il suo sogno di diventare modella, che la porta a valicare l’Oceano negli anni Novanta, cercando fortuna negli Stati Uniti.
Proprio sul finire degli anni Novanta, precisamente nel 1998, Melania conosce Donald Trump, già reduce di due matrimoni falliti e magnate dell’industria americana. È amore a prima vista, tanto che i due non hanno nessun timore a mostrarsi in pubblico fin dalle prime avvisaglie della loro storia.

Nel 1999 Melania ha anche l’occasione di posare, ancora come modella per una prestigiosa rivista di Miami, intitolata “Oceandrive”.La storia

tra Melania e Donald, che poteva sembrare una liaison passeggera tra un uomo molto facoltoso e una modella bellissima, si fa subito importante e dura per molti anni prima di convolare a nozze, a testimonianza del fatto che il legame era basato sin da subito su fondamenta importanti e solide, che avevano bisogno di tempo per maturare. I due si sono uniti in matrimonio soltanto nel 2005.
Melania è sempre stata una donna estremamente raffinata ed anche molto colta, dal momento che conosce ben cinque lingue: lo sloveno e l’inglese, ovviamente, ma anche il serbo, il tedesco e francese.

La sua partecipazione come supporto al marito durante la corsa alle elezioni presidenziali è stata molto discreta e mai banale, tenendo un profilo basso, sobrio ed elegante e cercando di apparire, prima ancora che come donna e come moglie, soprattutto come mamma. La coppia, infatti, ha un figlio, Barron: il ragazzo è ancora piccolo, ma non ancora così tanto da non comprendere le grandi responsabilità che aspettano i suoi genitori nei prossimi anni.

I rapporti di Melania con i figli che Donald ha avuto da precedenti matrimoni sono sicuramente buoni e distesi, e questo si è potuto evincere anche in campagna elettorale, dove Melania ha più volte fatto apparizioni al fianco di Ivanka o di Donald Junior.

Alcune curiosità seguono la figura di questa top model ora divenuta First Lady, che già nei primissimi giorni ha fatto molto parlare di sé.
Intanto Melania è la prima First Lady ad aver posato nuda, per via delle sue copertine provocanti non solo di “Oceandrive”, ma anche di “GQ” e “Vogue America”, altre due riviste di moda molto prestigiose negli Stati Uniti.

I Trump sono molto legati ai Clinton nonostante la fiera battaglia elettorale che Donald e Hillary Clinton si sono dati a vicenda nel corso del 2016: questo è il motivo per cui ormai 15 anni fa, Melania e Donald vollero Hillary e Bill al proprio matrimonio tenutosi nella loro splendida villa in Florida.

Nuovi sviluppi per il divorzio tra Angelina Jolie e Brad Pitt

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Come riporta il video di ABC News, ci sono nuovi sviluppi importanti per il fatto del momento:

La nota coppia hollywoodiana sta facendo parlare di sé grazie alla notizia che è uscita pochi giorni fa: è stato annunciato il divorzio ufficiale tra Angelina Jolie e Brad Pitt. Dopo svariati anni di matrimonio nessuno poteva immaginarsi le che la coppia sarebbe giunta a questa conclusione, eppure è accaduto.

Nonostante sia stata chiesta privacy e rispetto per la vicenda, i giornali di mezzo mondo continuano a parlarne incessantemente e, se ciò non bastasse, il fenomeno “brangelina” è diventato virale su tutti i social network, sopratutto su Twitter, dove vengono pubblicate a raffica le notizie in tempo reale legate a questa vicenda che, come si dice in gergo, ha “rotto internet”.